I X O R A T E A M

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Il Geoblocking è quella pratica piuttosto frequente (e a volte imposta ai merchant direttamente dalle case produttrici) con la quale a seconda della provenienza geografica del visitatore, il sito reindirizza l’utente su pagine localizzate alla nazione di provenienza, presentando spesso prodotti o peggio ancora prezzi diversi.

Per questo la Commissione, il Parlamento e il Consiglio Europeo vogliono armonizzare le regole con le quali si possono fare acquisti on line all’interno della UE abolendo “per legge” questa pratica.

Con il Tallinn Digital Summit dal 2015 infatti si sono stese le linee guida, una sorta di road map, di azioni da intraprendere per creare un vero “Mercato digitale comune”. 

Nel documento si riporta:

“Commission’s plan to tackle unjustified geo-blocking

To ensure that consumers seeking to buy online in another EU country are not discriminated against in terms of access to prices, sales or payment conditions. “

La Gfk ha analizzato per conto di Bruxelles un certo numero di ecommerce operanti nella UE e ha scoperto che il 72% di loro adottavano il geoblocking, portando i navigatori sui siti locali mostrando prezzi e offerte diverse.

I siti a campione sono stati selezionati sulla base degli 8 tipi di prodotti maggiormente commercializzati on line nella EU e cioè: abbigliamento, elettronica, libri, elettrodomestici, cosmetica, videogiochi e software, servizi di viaggio come voli e alberghi e biglietti per eventi .

Ebbene entro Natale del 2018 tutto questo sarà solo un ricordo. I merchant avranno quindi tutto il tempo per adeguare le proprie piattaforme tecnologiche per rimuovere questo meccanismo.

Dall’anno prossimo quindi un cliente tedesco potrà comprare una nuova giacca su un sito italiano se ritiene l’offerta più conveniente rispetto ad un sito tedesco.

E’ bene dire che la legge non obbliga i commercianti a vendere oltreconfine (per esempio se essi ritengono che le spese di spedizioni non siano convenienti), che potranno sempre comunicare agli acquirenti l’impossibilità di spedire nel paese di provenienza ne ha l’intento di armonizzare i prezzi, ma l’Unione Europea potrà comunque chiedere spiegazioni sui motivi che portano un’azienda a limitare l’accesso al proprio catalogo. 

Certo viene anche da chiedersi come questa norma intende intervenire sulle varie aliquote IVA presenti nella EU senza creare scompensi competitivi sui prezzi finali di acquisto.

Il Vice Presidente della Commissione Andrus Ansip dichiara: “Con queste nuove regole gli europei potranno scegliere da quale sito desiderano fare acquisti, senza essere bloccati o reindirizzati. Questo sarà realtà entro Natale del prossimo anno”

Staremo a vedere.